Dove io non sono
“Questo mese è volato”.
Quante volte ho ripetuto questa frase, mentre guardavo il calendario allo scoccare del giorno 30.
Mi ripeto nuovamente, ma questa volta al quinto giorno del mese nuovo ammettendo di aver subito una sorta di sfasamento temporale, come quando sei in vacanza e ti concedi di non contare i giorni della settimana.
Questo mese è volato e con lui anche quello precedente e in questo scorrere veloce ho scoperto angoli della casa dove rifugiarmi per ritrovarmi con i miei ricordi più intimi, a volte recenti, a volte così lontani da farmi pensare che ho iniziato ad osservare il mondo troppo presto.
Il mese scorso ho pubblicato un progetto dal titolo “dove tu non sei” e nell’imbastire il progetto ho cercato l’abbraccio di una serie di persone che avrei dovuto incontrare nel mese di marzo. Ho inviato loro un’immagine che sarebbe stata parte del progetto, chiedendogli un’impressione su quel luogo che stavano osservando attraverso il mio sguardo. Le loro impressioni sono diventate il testo che accompagna il progetto, i miei messaggi li pubblicherò qui, settimana dopo settimana.
Un mese dopo la pubblicazione ho realizzato che questo diario poteva finalmente essere scritto anche per raccontare quello che accade prima che un progetto, una foto, una scultura divenga compiuta.
Quello che è accaduto a me in questi mesi di quarantena è fare dei salti all’indietro, come dicevo a volte sono passi, a volte dei veri e propri voli al passato e ho trovato il tempo, nel ricordare, di godermi tutta una serie di dettagli che mi erano sfuggiti.
Isola di Flatey, Islanda. 2019.